sabato 21 maggio 2011

Okay, Houston, we've had a problem here



Quando ti parlano delle cipolle di Tropea, ti viene l'acquolina. Quando ti regalano un sacco da due chili di cipolle di Tropea, hai un sorriso stampato sulla faccia sino almeno all'altezza dello zerbino. Nel momento preciso in cui appoggi il sacco in cucina, il sorriso si orizzontalizza. Poi lentamente si trasforma in un'espressione di corruccio mista a panico e sconforto. Non resta che affrontarle, il che implica sbucciarle e tagliarle.

Questa volta sono finite in una bella... marmellata di Tropea, ideale per accompagnare formaggi piccantelli, stagionati e saporiti. Ho scelto di tenerla dolce, senza spunti di senape o di piccante. Solo cipolle, zucchero (metà bianco, metà di canna), un po' di aceto balsamico e di olio, un'ombra di timo.




Quello che vale la pena di raccontare, dietro alla marmellata, è il bizzarro incontro al chiosco del calabrese che vendeva le cipolle di cui sopra. Immaginatevi per un istante di vedere una improbabile Daniela Santanché, con addosso la prima cosa che capita, intenta a fare la spesa di ortaggi al chiosco "del lurido" tra Affi e Costermano, sul bordo di una provinciale del Garda di domenica mattina. La signora ci perdonerà, ma fotografarla accanto alle Ciquita gonfiabili era una tentazione a cui non abbiamo saputo resistere.







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